27 gennaio giorno della MEMORIA delle vittime dell’olocausto

e di tanti altri crimini contro l’umanità

Tra il 1933 e il 1945, Germania Nazista e alleati, crearono più di 44.000 campi di concentramento destinati a incarcerare o isolare gli Ebrei e altri gruppi di indesiderabili[1].

Questi campi furono usati per diversi scopi, tra i quali i lavori forzati, la detenzione e l’eliminazione in massa dei prigionieri.[2]

Il 27 gennaio 1945 è stato il giorno dell’abbattimento da parte dell’armata rossa dei fili spinati di Auschwitz. Nell’aprile 1945 i soldati USA liberarono il campo di concentramento di Buchenwald, successivamente Dachau e Mauthausen; e le forze britanniche liberarono alcuni campi di concentramento nel nord della Germania, tra i quali Neuengamme e Bergen-Belsen.

[1] https://deportati.it/

[2] Museo dell’olocausto I CAMPI DI CONCENTRAMENTO NAZISTI https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/nazi-camps#:~:text=Tra%20il%201933%20e%20il,e%20altri%20gruppi%20di%20indesiderabili.


 

Cosa è accaduto negli altri, di quei 44.000, Stalag/campi di concentramento?

Un faro su quello che è stato il lavoro forzato, la schiavitù di massa imposta ai prigionieri, in particolare a coloro che avevano ancor meno diritti, perché progressivamente spogliati anche del pur leggero mantello sancito dalla Convenzione di Ginevra, furono gli I.M.I. (Internati Militari Italiani).

Gli IMI sono i militari che dall’8 settembre 1943 furono disarmati e fatti prigionieri perché rifiutarono l’adesione al Nazifascismo.

Oltre 600mila uomini furono deportati in Germania negli Stalag.

Di questi uomini e dei loro famigliari ritroviamo ancora oggi le orme della prigionia in quelle “capsule del tempo” che sono le cartoline, pur censurate, che uscivano dal campo.

Nella sola Berlino gli Stalag (campi di lavoro forzato) furono oltre 3.000[1].  

Dagli Stalag riservati ai prigionieri di guerra, usciva ed entrava la corrispondenza[2], in franchigia, ispezionata/censurata.

[1] solo quello di Schöneweide è sopravvissuto, 14 baracche in pietra, che dovevano ospitare più di 2.000 lavoratori forzati. Nella baracca 13 sono ancora leggibili numerose iscrizioni con nomi, date testimonianze dirette dei lavoratori forzati di questo campo che illustrano vita quotidiana caratterizzata da reclusione, fame, mancanza di igiene e disperazione https://www.museumsportal-berlin.de/it/mostre/baracke-13

[2] La Convenzione di Ginevra regola anche la corrispondenza “I prigionieri di guerra saranno autorizzati a spedire e a ricevere lettere e cartoline. Se la Potenza detentrice reputa necessario limitare questa corrispondenza, essa dovrà autorizzare almeno l’invio di due lettere e quattro cartoline al mese”

Stalag III D (Berlin-Steglitz)

Fu aperto il 14 agosto 1940. La capacità massima di questo Stalag era di 58 mila uomini. I prigionieri di guerra francesi costituirono il primo e più numeroso gruppo, c’erano anche oltre 10.000 prigionieri sovietici[1].

Questa sembrerebbe più una cartolina “Saluti da Saint Tropez con amore” che non la corrispondenza, “beffardamente ispezionata e censurata con un cuore”, di un prigioniero di guerra francese internato nello “M. -Stammlager- IIID” che nel luglio 1942 scrive alla madre in Francia.

[1] prigionieri provenienti da Belgio, Gran Bretagna, Francia, Jugoslavia, Unione Sovietica, Polonia, Stati Uniti, Italia e Cecoslovacchia. https://www.lessicobiograficoimi.it/index.php/maps/show/h/112

Un esempio di “CAPSULA DEL TEMPO

12 aprile – 3 maggio 1944, da BARIOGLIO EMILIO Stalag IIID a GIGLIANO MARIA Solonghello di Mombello, Alessandria

Cartolina postale spedita il 12 aprile 1944 da Barioglio Emilio numero 106284 (centoseimilduecentottantaquattro), quanti deportati/internati schiacciati dal macigno dell’essere “un numero”.

La cartolina è spedita dallo Stammlager IIID, campo di lavoro 884, uno dei circa seimila campi di lavoro dell’area berlinese, è “geprüft”, cioè controllata, dal censore numero 38 quello che quale impronta ha scelto (sadicamente) un cuore. Tutto era controllato in uscita e in entrata, il censore “cuore 38” il quale controllava e timbrava almeno fin dal 1942, come tutti i militari nazisti, continua a “eseguire gli ordini”. Dallo studio di Vito Pastore abbiamo la prova che in questo Stalag sono almeno 90 gli addetti alla censura[1].

[1] Descrizione dello Stalag IIID corredata da esempi di Cartoline postali di IMI italiani, con numerose impronte “censorie” compresa quella a forma di cuore,  a cura di Vito Pastore. https://www.pastorevito.it/i-m-i-internati-militalri-italiani-stalag-iii-d-vitoronzo-pastore/

Destinataria è la Famiglia Gigliano Maria, Solonghello di Mombello, Alessandria che il 3 maggio 1944 (timbro postale) riceve queste righe. “Cara mamma vengo a te per darti mie notizie io mi trovo bene come credo di voi tutti Io vado a lavorare tutti i giorni e così i giorni passano. Ora non mi resta che salutarti. Tuo Emilio Barioglio”.

Dalle comunicazioni sottoposte alla verifica della censura va letto più il NON Scritto dello scritto. Tant’è che, in meno di 9 mesi (di duro lavoro “tutti i giorni”) il 3 febbraio 1945 Emilio Barioglio muore, viene sepolto prima in Germania poi lo sarà in Italia (Fonte Scheda LeBI) https://www.instagram.com/p/C2UvO4tsN4L/

(Scheda Le.Bi. https://lessicobiograficoimi.it/index.php/caduti/show/21167 )

Numerosi Stalag, campi di lavoro forzato, rimasero operativi fino a dicembre 1944.

La piccola percentuale di prigionieri che era sopravvissuta era estremamente provata dal lavoro forzato, dalla mancanza di cibo e da mesi o anni di maltrattamenti.

Storia Postale dei prigionieri di guerra e degli internati

(Laboratorio di Filatelia presso Televita San Frumenzio lunedì 8 gennaio 2024, a cura di Annamaria Calore e Gabriele Guglielmi con il contributo di Sergio Cametti, Angelo Piermattei e Franco Trentini)

Di GABRIELE GUGLIELMI

“Sono collezionista di francobolli da oltre 40 anni e non colleziono francobolli. La mia passione sono le lettere intere con le quali posso mostrare la storia” (Rolf –Dieter Wruck), quale migliore definizione della Storia Postale? Collezioniamo Storia postale con quella speciale caratteristica che sono le storie, in questo caso postali, quindi uniche. I francobolli sono stampati in milioni di esemplari, le storie sono uniche quanto le opere d’arte. Non solo perché è quasi impossibile che due buste abbiano gli stessi: timbri, francobolli, date di partenza transito e destinazione … diventano uniche quando raccontano proprio quella storia. Quasi impossibile anche lo scambio, tipico dei collezionisti (ce l’ho, ce l’ho, mi manca) per completare la collezione, ci si viene incontro focalizzandosi su periodi, luoghi, vie-tragitti, persone … caratteristiche cartacee e di inchiostri … diversi … così che ognuno possa approfondire ciò a cui più tiene. Siamo il contrario di chi ha il bunker con opere d’arte da ammirare tenendole solo per sé. Noi condividiamo in rete immagini, dati e informazioni di tutto questo, a volte minuscolo altre volte importante, patrimonio dell’umanità.

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