La ricchezza mobile

La ricchezza mobile, la Legge Finanziaria d’Italia … e degli Antichi Stati

La lettera (semplice coperta senza testo) è del marzo 1865. La legge sui “redditi della ricchezza mobile”, a firma Quintino Sella, era in vigore dal 14 luglio 1864. Oltre a quelli fondiari, prevedeva tre classi di reddito: da capitale, da attività industriale e commerciale, da lavoro e pensione.

Chi era e cosa scrisse al “Presidente della Commissione sulla Ricchezza mobile” non lo sappiamo, probabilmente era un contribuente, o un commercialista, che non voleva pagare più del dovuto; come supponiamo che il mittente abbia chiesto chiarimenti su come sarebbe stata applicata una normativa “nuova[1]” che:  

  • intendeva uniformare il sistema impositivo del Regno di Sardegna con quanto ereditato dagli A.S.I.[2]
  • era addirittura in prospettiva “europea[3]”,
  • per di più in un’Italia non ancora unita.

… sono passati ben 160 anni. 

(per approfondire)

[1] Probabilmente nuova non per Biella dove era già in uso il sistema impositivo del Regno di Sardegna

[2] A.S.I. Antichi Stati Italiani “La tassazione della ricchezza mobiliare era la più svariata negli Stati preunitari. Nel Regno Lombardo-Veneto, ad esempio, al contributo arti e mestieri si affiancò l’imposta sulla rendita, che colpiva il reddito netto prodotto dal contribuente. Nello Stato Pontificio, i comuni imponevano un’imposta personale di focatico la quale non era regolata uniformemente. Nel Granducato di Toscana vigeva la tassa di famiglia, che colpiva qualunque reddito mobiliare o immobiliare. Nel Regno delle Due Sicilie fu stabilita una ritenuta del 10 per cento sugli stipendi, sulle pensioni e sugli assegnamenti.” (Fonte MEF)

[3] “prospettando l’abbandono del vecchio principio piemontese della misurazione del reddito su basi unicamente presuntive come anche adottato dai sistemi in vigore in Francia e nel Regno Unito” (Fonte MEF)

Di GABRIELE GUGLIELMI

“Sono collezionista di francobolli da oltre 40 anni e non colleziono francobolli. La mia passione sono le lettere intere con le quali posso mostrare la storia” (Rolf –Dieter Wruck), quale migliore definizione della Storia Postale? Collezioniamo Storia postale con quella speciale caratteristica che sono le storie, in questo caso postali, quindi uniche. I francobolli sono stampati in milioni di esemplari, le storie sono uniche quanto le opere d’arte. Non solo perché è quasi impossibile che due buste abbiano gli stessi: timbri, francobolli, date di partenza transito e destinazione … diventano uniche quando raccontano proprio quella storia. Quasi impossibile anche lo scambio, tipico dei collezionisti (ce l’ho, ce l’ho, mi manca) per completare la collezione, ci si viene incontro focalizzandosi su periodi, luoghi, vie-tragitti, persone … caratteristiche cartacee e di inchiostri … diversi … così che ognuno possa approfondire ciò a cui più tiene. Siamo il contrario di chi ha il bunker con opere d’arte da ammirare tenendole solo per sé. Noi condividiamo in rete immagini, dati e informazioni di tutto questo, a volte minuscolo altre volte importante, patrimonio dell’umanità.

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